giovedì 8 maggio 2008
Vorrei un attimo
in cui quella torre alta e sfacciata
tornasse ad erigersi a Babele.
Parlare contemporaneamente in tutte le lingue del mondo
annullare distanze
abbracciare ogni diversità
ergendo un inno a ogni dio e dea in ogni gesto e respiro.
Le guerre sarebbero giochi di bambini
che sin anche gli adulti farebbero
perchè non hanno ucciso l'infante che dentro ognuno risiede.
Ogni piccolo fiore sarebbe una storia senza tempo,
un dono fatato,
e risa, musica leggera che permea l'aria
accompagnata dall'arpeggio di miliardi di storie di ogni cultura e tempo.
Simboli disegnati
su ogni tronco d'albero e casa
ne contraddistinguerebero il nome
non smarrito o storpiato dal tempio della modernità
più cupa dei secoli si chiamati bui.
Conoscerei di ogni cosa il vero nome e l'anima,
di ogni sentimento il mondo potrebbe godere liberamente
e di ogni vita farei, lo giuro,
vero ricordo e patrimonio.
Ma qui si chiude, signori, un sogno per stanotte,
l'alba sorge già,
la mia immagine sbiadisce eterea,
e con esso in questo mondo
le favole son destinate a dover attendere la sera
e qualcuno che ancora ne porti il ricordo.
Campanelli, nastri e sonagli
sbiarscono mentre torno corporea cittadina di questo mondo disincantato
ma al mio occhiello un fiore è un ricordo
che col suo profumo sussurrerà una storia,
giocoliere vagabondo,
fino a che non scenda tramondo e ricominci un'altro mondo.
F.E.
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